Racconti

Ospiti a cena

Questa volta mi trovo a Cienfuegos, Cuba.

Come al mio solito, appena arrivato, inizio a girovagare per la città. Al termine della mia lunga giornata, con l’imbrunire seleziono un ristorante poco turistico dove rifocillarmi. Scarto in un paio di locali che non mi convincono, finché non ne trovo uno di mio gradimento.

Una volta entrato, una bellissima cameriera mi accoglie con un sorriso angelico e mi fa accomodare in una delle salette del ristorante.

Mentre la cameriera mi fa strada nel ristorante, incrocio lo sguardo di due fanciulle che erano in procinto di ordinare la loro cena. Non do molto peso alla cosa e mi siedo al tavolo gentilmente indicato dalla cameriera. Lì inizio a cercare di interpretare il menù.

Tendenzialmente i menù cubani sono tutti molto simili. Temporeggio lo stesso prima di ordinare perché cerco di trovare qualcosa di diverso dallo spezzatino con il riso e lo spezzatino con i fagioli. 😀

Intanto che sono seduto intento nella lettura del menù, una delle due ragazze che mi scrutavano all’ingresso, mi si avvicina e mi chiede se parlo spagnolo. Rispondo che non lo parlo bene, così guarda la sua amica e si rivolge nuovamente a me: “Possiamo sederci al tavolo con te?”. Vedendomi titubante mi spiegano il loro intento: “Vogliamo aiutarti a interpretare cosa offre ristorante! Così nel frattempo puoi esercitare un po’ il tuo spagnolo.”

Avevo qualche sospetto che questo atto di altruismo si sarebbe trasformato, da li a breve, in una fregatura. Diversamente mi sarei passato la cena a fissare il piatto, così decido di prendermi il rischio e accetto.

Ci presentiamo, dopo alcune spiegazioni riguardo i diversi piatti a base di riso, manzo e fagioli e ordiniamo.

Di dove sei, di cosa ti occupi… cerco di sfoderare tutto il mio vocabolario di Spagnolo.

Tutto bene finché non iniziamo a cenare. Arrivano i nostri piatti, attendo con educazione che fossimo serviti tutti quanti e con forchetta e coltello inizio ad assaggiare le mie pietanze. Probabilmente a causa della mia educazione mediterranea, per quanto possa essere informale, sono abituato alle regole di buona educazione basilari a tavola. Ecco, in pochi attimi le ho viste tutte infrante. Ho assistito a pezzi di manzo raccolti dal piatto con le mani e strappati con i denti, riso imbevuto nel sugo della carne e trangugiato alla stessa maniera. Mi sentivo quasi a disagio per aver usato le posate.

Il resto del tavolo aveva terminato la cena io ero a metà della mia pietanza. In quel momento di silenzio una delle due ragazze mi guarda e chiede dove avessi casa aggiungendo: “Questa notte dormiamo da te.”

Quella notte, per mia fortuna alloggiavo in un ostello dove per prima cosa i proprietari mi hanno detto: “Non sono ammessi ospiti notturni!“. Mentre cerco di spiegare la situazione alle due principesse, una delle due afferra la bottiglia dell’aceto dal tavolo, si riempie la bocca con un abbondante sorso e lo sputa sotto il tavolo. L’altra non curante della scena per me scioccante, mi continua: “Mio cugino ha una casa libera, se paghi l’affitto a lui stanotte dormi con noi due.”

Non so se mi abbia più stupito la scena dell’aceto o la proposta, comunque da quel momento in poi il mio unico pensiero era trovare miglior modo per uscire da quella situazione. Avevo messo in conto che avrei pagato una cena per tre e in qualche modo me ne sarei andato.

Il mio piatto era quasi giunto alla fine mentre mi dedico agli ultimi bocconi e le due dialogano velocemente tra di loro confidenti nella mia poca padronanza della lingua. Quando si rivolgono nuovamente a me, mi guardano e mi chiedono “¿Comes postre?”. Avendo intuito che si trattasse del dolce dico di no e una dice all’altra “Yo como postre, paga ello”.

Il tono di quella frase e la successiva risata maligna mi hanno risuonato nell’orecchio per qualche secondo. Non ero infastidito per il fatto che avrei dovuto pagare la cena alle due amiche, l’avevo già messo in conto. Quello che mi ha infastidito è stato il modo in cui hanno palesato la cosa.

Proprio nel momento in cui stavo pensando a come far abbassare la cresta alle due sconosciute, compare l’angelo che mi aveva accolto all’ingresso. Taccuino in mano ci chiede se gradissimo il dolce. Io rispondo di no, mentre le altre due ordinano qualcosa. Terminate le ordinazioni le mie commensali riprendono a parlare tra di loro.

La cameriera aveva capito tutto… Approfittando del un momento di distrazione delle due, con la testa, mi fa cenno di seguirla.

Mi alzo da tavola senza dare spiegazioni e mi dirigo verso la cucina. Ne io ne le ragazze avevamo bene capito cosa sarebbe successo, ma, senza preoccuparsi, continuano il loro discorso, rassicurate dal fatto che l’uscita fosse dalla parte opposta rispetto la cucina.

In cucina, la dolce cameriera strappa un foglio del taccuino e, girandosi, me lo sporge: “Questo è il tuo conto, se vuoi puoi uscire dalla cucina così non ti vedono.“. Quel gesto mi colse del tutto impreparato.  Subito non sapevo come ringraziarla. Mano al portafoglio pago il dovuto e aggiungo un’abbondante mancia per ringraziare. Il tempo di un ciao e mi dileguo nei vicoli bui della periferia della città vero il mio ostello.

Vai al racconto di viaggio: Cuba, dietro le quinte.