Momenti di panico
La mia prima tappa cubana al di fuori della capitale è stata Vinales e questo racconto è ambientato proprio durante il tragitto tra la capitale e questa valle incantata.
Se non arrivate dalle pagine dedicate al mio viaggio, vi consiglio di darci una lettura veloce per contestualizzare questo racconto: Cuba dietro le quinte.
Si parte
Dopo qualche giorno a L’Avana, una mattina mi sveglio pochi minuti dopo l’alba, scendo sotto casa e salto sul taxi particolare con la quale avevo preso accordi per raggiungere la mia destinazione. Mi siedo di fianco al guidatore e, a pochi isolati dal mio appartamento, ci fermiamo a raccogliere altri tre individui.
Non ricordo la nazionalità di queste persone, tra di loro non parlavano nessuna delle lingue da me conosciute e utilizzavano l’inglese per farmi capire alcuni dei loro commenti.
Oltre alla lingua, mi è rimasta impressa un’altra caratteristica di questo gruppo di amici: la cafonaggine. La loro presentazione è stata una lunga lamentela nei confronti del tassista. Subito non andava bene il modo in cui ha caricato i bagagli nel taxi, poi il viaggio è stato accompagnato da critiche continue e un’arrogante aria di superiorità.
Il tragitto
Partiamo e le lamentele continuano nella loro lingua, in inglese… la musica è troppo alta, cambia stazione, aumenta il condizionatore.
Il tassista comprendeva qualcuna delle loro richieste e, quando riusciva, provava a rispondere con un sorriso. Siamo andati avanti così fin quando, all’ennesima battuta, non ha più risposto palesemente scocciato.
Il viaggio continua, sfrecciamo lungo la superstrada che collega L’Avana alla provincia di Pinar del Rìo senza mai fermarci.
Passati circa 20 minuti dove il tassista non ha mai distolto lo sguardo dalla strada ed è rimasto in silenzio, ad un certo punto mi guarda e mi dice: “Desviación”. Lo guardo annuendo e senza preoccuparmi minimamente di cosa intendesse fare.
L’immagine riportata qui sotto è solamente esemplificativa del Taxi Particolare. Per tutelare la privacy, non è questo il veicolo oggetto del racconto.
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Panico
Nel bel mezzo del nulla inizia a rallentare, esce fuori dalla carreggiata della superstrada e imbocca una stradina sterrata ben poco marcata.
All’interno dell’abitacolo le battute e i modi scortesi vengono gradualmente sopraffatti da un preoccupante silenzio.
Percorriamo quella stradina sterrata per circa un chilometro fino a raggiungere uno slargo nel bosco. Lì il tassista scende e scompare nella vegetazione.
I tre seduti dietro riprendono subito a parlare e iniziano a chiedermi che cosa avremmo dovuto fare.
Non nascondo che anche io ero seriamente preoccupato, nessuno sapeva cosa sarebbe potuto succedere. Al contempo però, vedere come era cambiato l’atteggiamento dei tre energumeni mi divertiva. 190cm di altezza e almeno 80 chilogrammi ciascuno, erano totalmente persi e impotenti davanti ad un tassista di 40chili bagnati e quella situazione imprevista.
“Dov’è andato?”, “Dobbiamo scappare?”, “Chiamiamo aiuto?”, “Puoi bloccare le portiere?”
Tra questo turbine di domande e la loro agitazione, nessuno di loro si era accorto che le chiavi erano inserite nel quadro e il taxi era acceso. Quello era l’unico dettaglio mi dava uni spiraglio di serenità e rendeva la situazione divertente.
I rinforzi
Circa dieci minuti dopo, mentre scruto con la coda dell’occhio lo specchietto retrovisore, noto muoversi delle frasche. Dalla boscaglia spuntano due omoni con delle magliette rosse e due grosse taniche in mano. Il tassista sbuca subito dopo e tutti e tre si incamminano verso di noi. Avviso i tre disperati seduti sui sedili posteriori. Ormai erano pietrificati, mi dicono di saltare al posto di guida e di portarli via. Mi preparo psicologicamente ma non muovo un dito.
I tre fuori avvicinandosi svitano i tappi delle due taniche e, raggiunto il fianco destro della vettura, si fermano e uno si accende una sigaretta. In quel momento tutti abbiamo pensato al peggio… Uno di loro, infila una mano dietro la schiena e… tira fuori un imbuto!
Presentano l’imbuto sull’imboccatura del serbatoio e iniziano a versare gasolio per effettuare il rifornimento.
Quindi?
Perché una scena così losca per fare due gocce di carburante? Per qualche minuto non sono riuscito a comprenderne il senso. Ho scavato tra le altre esperienze e gli insegnamenti collezionati a L’Avana senza capire. Poi mi viene un dubbio. Prendo il mio telefono per consultare Maps.me e cerco di capire dove fossimo esattamente. Mappa alla mano, riesco a dare una spiegazione a tutto.
A circa 300m nella direzione in cui era scomparso il ragazzo, c’era una strada statale ed un benzinaio. A Cuba tutti i benzinai sono statali come la maggior parte delle attività commerciali. I due ragazzi con la maglietta rossa erano due impiegati del benzinaio. Le taniche di gasolio sono state riempite illegalmente con le scorte di gasolio dalle cisterne del benzinaio. A loro volta venivano usate per fare il pieno al nostro taxi, in forma privata “privata”.
Quella è stata la prima delle tante manifestazione di questi commerci paralleli che ho vissuto durante la mia permanenza. La prima conferma dal vivo dei meccanismi che avevo appreso nei giorni precedenti a L’Avana: il mercato nero.
Dopo aver svuotato le taniche il ragazzo sporge 5 CUC a due benzinai del mercato libero e ci rimonta in macchina.