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Tampone COVID-19, storie di vita vissuta

É da qualche mese che non scrivo nulla di nuovo, così ho deciso di approfittarne per aprire questa piccola parentesi informativa su un argomento che spaventa molti: il tampone COVID-19.

Oggi ho vissuto quest’esperienza in prima persona, mi sono recato in ospedale, qui in Italia, per verificare l’assenza di contagio da coronavirus e sottopormi al tanto discusso tampone. Non posso nascondere che mesi di chiacchiericci iniziavano a farmi cercare una qualsiasi scusa valida per evitare quest’esperienza e questa mattina ero immerso in un senso d’inquietudine che teneva lontano dalla mia testa ogni altro pensiero.

In ospedale

Arrivato davanti all’ospedale spiego all’infermiera il motivo della mia visita, effettuo i controlli di rito. Lei mi fa gettare la mia mascherina per indossarne una nuova prima di poter accedere alla struttura e mi direziona verso la sala prelievi.

In sala prelievi mi metto in coda allo sportello per l’accettazione mentre un signore anziano stava iniziando ad alzare la voce con l’infermiera che lo stava seguendo dicendo: “Mi avete rotto le scatole! É il terzo tampone che faccio, i primi due erano positivi ma io sto bene, dovete operarmi!”.

“Ottimo!” inizio a pensare fra me e me mentre, con fare disinvolto, aumento le distanze sociali cercando un angolino vicino a una finestra.

Giunto il mio turno ritiro i moduli per le varie dichiarazioni e mi posiziono di nuovo nel mio angolo per compilarle. Tra una crocetta e un’altra la mia concentrazione viene interrotta da strani versi che escono da una saletta. Gemiti, conati di vomito mi fanno dilungare un po’ nella compilazione per prendere tempo. Ricontrollo le mie risposte e consegno i moduli all’infermiera che mi consegna la provetta per il tampone e mi indica una porta dove attendere il mio turno.

Dopo pochi secondi esce un’infermiera dalla porta di fianco a quella indicatami dicendo: “Chi è il prossimo?”. Non avendo assolutamente alcuna urgenza ignoro la richiesta finché un altro paziente mi dice: “Guardi che tocca a lei.”. Cercando di prendere tempo mi giro verso l’infermiera dicendo: “La sua collega mi ha detto di aspettare qui, chiami pure qualcun’altro”.

L’infermiera mi guarda e ridendo mi dice: “Per me può aspettare il suo turno li, ma quello è un magazzino!”. Al ché capisco di non avere più scampo e a testa bassa seguo l’infermiera.

Il tampone

Sono rompiscatole per natura e, prima di sedermi, chiedo in cosa consista l’esame e cosa posso fare per velocizzarlo. Secondo quanto spiegato dall’infermiera le sensazioni e le reazioni sono soggettive. I versi e i conati del paziente che mi ha preceduto erano una reazione psicologica più che uno stimolo fisico. Vedendo la tensione mi consiglia di non preoccuparmi perché rimanendo rilassati mentalmente anche il nostro corpo è meno contratto e avverso all’esame.

Il tampone è un bastoncino di plastica di circa 10/15cm di lunghezza e meno di 2mm di diametro con in punta un batuffolo di cotone. Viene introdotto nel naso per prelevare dei campioni di muco dalla zona nasofaringea (gola). La zona dove viene prelevato il muco utile per il test sarebbe raggiungibile anche dalla bocca ma passando da li causerebbe conati e vomito.

Le risposte dell’infermiera sono state pazienti ed esaustive. Mi siedo, abbasso la mascherina e mi affido alla sua esperienza.

Mentre mi introduce il tampone nella narice destra mi suggerisce di inspirare ed eseguo subito, un po’ di solletico e fastidio per i primi 3 cm circa poi non sento più nulla e vedo il bastoncino scomparire nel mio naso.

Durante l’estrazione chiedo se posso fare un video per TikTok ma non ho avuto il tempo si sbloccare il telefono e attivare la fotocamera che l’infermiera aveva già finito anche la narice sinistra.

Impressioni

La mia esperienza è stata tutt’altro che dolorosa, anzi potrebbe diventare un passatempo visto che ho respirato molto meglio tutto il giorno.

Non siate spaventati da questo tampone ed effettuatelo se avete qualsiasi dubbio sul vostro stato di salute. I casi sono scesi in Italia ma il virus non è debellato.

Nell’attesa di poter tornare a viaggiare in bocca al lupo a tutti.