Ri-Ciclo – La storia di un rottame a Berlino
Chi si è ormai ambientato con gli usi e costumi della Germania non ci farà più caso, chi si trova in Germania come turista per pochi giorni l’anno potrebbe essere indignato da questa strana usanza. Ovviamente, per chi in Germania ci è nato, quanto sto raccontando in queste righe iniziali è la normalità e probabilmente sorriderà nel leggere quanta arretratezza porto nella mia testa.
Di cosa parlo?
Parlo dell’uso comune, qui in Germania, di lasciare gli oggetti che non si utilizzano più sul marciapiede sotto casa.
La prima volta che ho visto sedie, tavoli, monitor e altri oggetti abbandonati sotto le case mi sono stupito di come le persone potessero essere così sfacciate da lasciare della spazzatura sotto casa. Con il tempo ho capito che questa “barbara” abitudine in realtà è un’usanza molto intelligente ed eco-compatibile. Se una cosa non mi serve più, è in buono stato, e ritengo che possa essere utile a qualcuno, invece di portarla in discarica, la lascio sotto casa. In qualche caso ho visto anche visto dei cumuli di oggetti con un bigliettino sopra: “Prendi pure tutto quello che ti serve!”. Mentre scrivo questo articolo mi sono imbattuto in un parco dove addirittura vendono lasciate delle ceste con oggetti separati per tipologia e chiunque può andare e prendere qualcosa.
In Italia, nel bene e nel male, l’immagine di sé che una persona mostra verso il vicino di casa, è, ad oggi, ancora molto importante. Soprattutto nei paesini dove nessuno si sognerebbe di rovistare tra l’immondizia altrui, per evitare di essere etichettato come l’accattone o il “poveraccio” che non ha i soldi per comprare ciò che gli serve. Ecco, in questa storia io sono un “poveraccio” per caso.
Il richiamo dell’immondizia
Il 1 Settembre 2023 mentre stavo passeggiando per Mitte, a Berlino, mi sono imbattuto in uno di questi cumuli di oggetti in disuso lasciati sul marciapiede. Subito non prestai molta attenzione a quel mucchio di mobili rotti, materassi e altre scartoffie accatastate. Questa volta però il mio sguardo venne catturato da uno scintillio ai limiti del mio campo visivo. Sembravano delle cromature. Aguzzo il mio sguardo per capire, e mi rendo conto che quello sberlucciare arrivava da una bicicletta. Il telaio era blu, ormai maculato per la ruggine che stava mangiando la vernice. Era proprio buttata li, tra tante altre cose che avevano già esaurito il loro ciclo di vita da qualche anno ed erano probabilmente state dimenticate in una cantina prima di essere state trasferite sulla strada. Quella bicicletta però non aveva ancora esaurito il suo ciclo di vita e mi stava chiamando con quel barlume di energia rimasta, continuando a brillare, senza badare al contesto sporco e rovinato dal tempo.
Curioso come sempre, mi avvicino per scrutarla meglio. Il manubrio e il canotto della sella erano i colpevoli di quello scintillare, erano malconci ma sentivo che mi chiamavano. Dalla forma del manubrio capisco che si tratta di una bici da strada. Dalla mancanza della sella capisco che non ci sarei saltato sopra per pedalare fino a casa (LOL).
Mi guardo intorno e provo a capire se ci fosse il proprietario nei dintorni, volevo evitare di passare da accattone e ladro. A pochi metri c’era un signore vestito da muratore e indaffarato a spostare del materiale edile, mi avvicino e cerco di fargli capire che ero interessato alla bicicletta, indicandola. Il signore mi guarda con aria divertita e mi risponde qualcosa che subito non capisco. Dopo qualche tentativo, mi fa capire che la bicicletta è li perchè è stata buttata via. Lo ringrazio, torno vicino alla bicicletta e provo vedere se posso portarla a casa.
La afferro prendendola dalla pipetta del manubrio e provo a spostarla in avanti. Le ruote girano, ma patiscono l’assenza di qualche raggio, e girando toccano il telaio. I copertoni sono una striscia piatta di gomma secca e tela che non era più in grado di riparare i cerchioni dalle asperità del terreno. I freni erano rotti, una leva era del tutto assente e i cavi strappati. Nella parte bassa del telaio si vedeva un groviglio di ferri vecchi arrugginiti. Nel groviglio si distinguevano a mala pena una catena arrugginita, un deragliatore spezzato, piegato e incastrato tra catena, corona e pedivella destra. Convinto di aver trovato un ottimo candidato da trasformare nella mia prima bici a singola velocità o a scatto fisso, mi incammino verso casa, continuando a tenerla con la mia mano destra.
Una prima diagnosi
Prima di riporla in cantina in attesa di trovare del tempo per poterla sistemare, la appoggio a un muro per osservarla meglio e fare un elenco di pezzi fondamentali per poterla rimettere in pista. La mia logica predominante durante questa analisi fu: massimo risultato con il minimo dello sforzo. Sarebbe diventata la mia bici da tutti i giorni dopo tutto.
Nell’elenco comparivano: sella, nastro manubrio, due copertoni e camere, due leve freno complete di supporto, cavi e guaine per freni e per il cambio. La trasmissione era messa male ma avrei rimosso cambio e deragliatore nell’ottica di spendere il meno possibile per ripararla.
Alla ricerca del sellino perduto
Esattamente 23 giorni dopo il ritrovamento, trovo il modo per uscire un po’prima dall’ufficio e correre alla ricerca di un negozio di bici disposto a vendere dei ricambi per un rottame come quello. Quale direzione prendere? Senza indugio apro la mappa e cerco i vari negozi di bici sparsi per il quartiere Kreuzberg. Ne individuo 3 e li visito tutti di corsa uno dopo l’altro.
Nel primo negozio trovo i copertoni e le camere d’aria, nel secondo trovo una sella della Brooks vecchia di 100 anni, tutta sporca, secca, impolverata e con il logo Brooks mezzo incollato per compensare il rivetto saltato. In questi primi due negozi ho perennemente la sensazione di essere fregato, mi dicono dei prezzi che poi rialzano una volta giunti alla cassa e dicendo che si sono sbagliati. In entrambi i casi alla fine propongo io un prezzo e accettano. Il terzo negozio si chiama Bike Shop Club Velo (lo trovate qui su Google Maps, non mi paga per questa pubblicità, scrivo di lui per ringraziarlo per essersi dimostrato una persona buona e generosa), scendo le scale che mi portano nel seminterrato che ospita questa piccola officina colma di pezzi di storia e trovo un signore Turco infinitamente gentile. Chiedo se ha delle leve dei freni complete per una bici da corsa degli anni ’70, le guaine e i cavi del cambio. Mi guarda con aria incuriosita e mi fa notare che avrei anche avuto bisogno dei capicorda per i cavi e per le guaine. Apre qualche scatola per cercare le leve dei freni, ne seleziona 4 coppie e me ne fa scegliere una. Stessa cosa con i cavi del cambio e dei freni. Poi apre due scatoline di plastica e tira fuori i capicorda, mi guarda, mi sorride e mi dice: “Dies ist ein Geschenk für dich!”. Mentre lo ringrazio si incammina verso il registratore di cassa e batte 15 €. Io un po’ incredulo lo guardo chiedendo se avesse segnato tutto. “Ja!”, mi conferma lui porgendomi lo scontrino con gentilezza. Apro il mio porta carte, prendo prendo una banconota da 20€ e una da 5€ e gliele metto in mano. Un po’ in imbarazzo mi ringrazia, gli stringo la mano, lo saluto e mi dirigo verso casa impaziente di iniziare il mio restauro.
Mettiamoci all’opera!
La sella ha ricevuto le prime cure. Un calzolaio mi ha gentilmente sostituito i rivetti della targhetta Brooks, mentre io mi sono occupato di riportare la pelle agli antichi splendori massaggiandola con una crema idratante per le mani.
Dopo aver installato la sella, mi sono occupato delle ruote. Capovolgo la bici, sblocco le leve dello sgancio rapido delle ruote e le rimuovo dalla loro sede.
Mentre faccio la conta dei raggi da sostituire, noto un etichettina rossa. Erano ruote Mavic originali degli anni ‘70! Questo fu il primo elemento che mi fece capire che questa bicicletta non sarebbe diventata uno scatto fisso, ma avrei continuato con un restauro il più possibile conservativo.
Paglietta per lavare i piatti, olio di gomito e inizio a staccare i copertoni dal cerchio, smontare i raggi rotti e a grattare via la ruggine avendo cura di non toccare l’etichetta Mavic originale. Durante questa operazione mi accorgo a malincuore di un errore di valutazione. Quei cerchioni erano compatibili solo con copertoni tubolari. Nonostante la pessima impressione iniziale il negozio dove avevo acquistato i copertoni classici, me li ha ritirati restituendomi la somma pagata. Per ringraziarlo acquisto da lui i raggi mancanti. Il problema copertoni tubolari e collante però a quel punto era diventato un grattacapo. A quanto pare a Berlino non vanno molto di moda. Decathlon era l’unico negozio che aveva disponibili una coppia di copertoni tubolari della Vittoria, ma non aveva il collante necessario per poterli montare. Acquisto i copertoni e mi reco in quello che diventerà poi il mio negozio preferito a Berlino: Steel Vintage Bikes. Li trovo il nastro per i tubolari.
Un paio di sere dopo aver reperito gli ultimi pezzi, mi dedico di nuovo al mio restauro. Monto i raggi e centro le ruote che finalmente possono girare liberamente senza importunare il telaio a ogni rivoluzione. Lucido tutte le cromature, gratto via la ruggine dalla catena e installo leve, guaine e cavi nuovi dei freni. Qui sotto potete ammirare la metamorfosi di questo gioiellino della tecnica.
Cosa manca a questo punto? Il restauro del cambio e la nastratura del manubrio. La seconda è stata semplice e indolore mentre il restauro del cambio ha richiesto mesi e un po’ di fortuna per essere completato. La Simplex è una marca francese fallita molti anni fa e i ricambi sono introvabili.
Questo problema non mi ha impedito di sfrecciare per le strade di Berlino. Ho rinunciato alla possibilità di selezionare i rapporti anteriori e ho temporaneamente convertito il deragliatore in un guida catena. La prima fase del mio restauro si è dunque conclusa con l’incollaggio del deragliatore anteriore e la rinuncia di un pochino di confort.
Le migliorie
Con la bella stagione ho aumentato le distanze percorse e ho quindi deciso di risolvere gli ultimi acciacchi. Il tubo della sella era inchiodato dalla ruggine e non era possibile alzare il sellino. Su lunghe distanze, era diventato obbligatorio alzare la sella di un paio di centimetri, per evitarmi infiammazioni alle ginocchia. Dopo qualche tentativo casalingo fallito, mi rivolgo al mio negozio berlinese di fiducia Rad Welt in Mitte. Ho sempre apprezzato la loro professionalità e onestà. Dopo una breve spiegazione del problema, hanno guardato la mia bici e mi hanno consigliato di rivolgermi a una piccola scuola per aspiranti meccanici di biciclette. É stata davvero una bella scoperta! BWK BildungsWerk in Kreuzberg GmbH era l’unico posto in Berlino che poteva permettersi di investire il tempo necessario per risolvere il problema ad un prezzo ragionevole. E così è stato. Una mattina presto mi sono fatto trovare davanti al loro ingresso per spiegare il mio problema. Appena ho iniziato a parlare con il responsabile, sono stato subito circondato dagli studenti di questa scuola. Rispondendo alle loro domande ho spiegato il mio problema, ma hanno voluto sapere tutta la storia della mia bicicletta, ho così raccontato tutto quello che voi lettori vi siete subiti fin qui. Non so se fossero più incuriositi dal problema, dai miei tentativi di parlare tedesco, dalla storia di questa bici o dal fatto che fossi in camicia, mocassino e pantalone chino. Sicuramente era una combinazione insolita, ma dopo l’iniziale curiosità, si sono subito appassionati alla questione. Il giorno dopo ho riportato solamente il telaio, senza ruote e componenti per semplificare il lavoro ai ragazzi e, grazie al loro impegno, due giorni dopo, il mio tubo della sella era pronto per poter scorrere nuovamente libero! Quando mi hanno chiamato, per avvisarmi che sarei potuto passare a ritirare il mio telaio, mi hanno anche avvisato che il loro responsabile, appassionato dal mio racconto aveva deciso di regalarmi il deragliatore Simplex che avevo cercato di riparare in vano. Quando sono passato da loro per il ritiro, ho pagato quanto pattuito e ho lasciato un bottiglia di vino Barolo come gesto di riconoscenza per il regalo inaspettato.
Da li a poco la mia bicicletta è arrivata allo splendore e usabilità che aveva in origine e mi ha accompagnato fino all’ultimo in lungo e in largo per Berlino, sotto il sole e e sotto intemperie di qualsiasi tipo.
E adesso?
Da quando ho compreso l’interesse storico della mia nuova bicicletta, mi sono subito lasciato stuzzicare dall’idea di partecipare a l’Eroica, un network mondiale di manifestazioni ciclistiche non competitive nato in Provincia di Siena (Toscana, Italia). Controllando l’attuale regolamento ho tutte le carte in regola per poter partecipare. Mi piacerebbe prendere parte all’Eroica Dolomiti 2024 ma probabilmente sarò impegnato in un’altra impresa ciclistica. Continuate a seguirmi qui, su Instagram, su Facebook e su YouTube per restare aggiornati!