Cuba, dietro le quinte
Cuba è stata una grande esperienza di vita per me, per questo ho deciso, oltre alla guida di viaggio, di scrivere anche questo piccolo resoconto delle mie tappe e qualche breve racconto.
Sono solito aggiornare una mappa dei miei viaggi, dove annoto i paesi che ho visitato e quelli che vorrei esplorare. A inizio 2018 questa mappa mostrava Cuba come un’area estranea alla mia curiosità di viaggiatore.
Vi chiederete perché sono venuto qui… Beh, AirFrance mi ha dato il maggior incentivo! Smaltendo le centinaia di email che ricevo tutti i giorni in ufficio, un giorno ne noto una con le classiche offerte per la quali cerchi subito l’inghippo… Il nome dell’offerta era OH LALA DEALS TO THE WORLD! Le offerte riportavano una lunga lista di destinazioni, la più economica era proprio Cuba. Ci penso un paio di giorni prima di prenotare il mio volo, ma dopo essermi informato un po’ riguardo la destinazione, prenoto: partenza 23 Settembre e ritorno il 6 Ottobre 2018.
Il periodo che ho scelto per questo viaggio è di bassa stagione a causa dell’alta probabilità d’imbattersi in uragani, piogge e maltempo in generale. Quindi se decidete di emulare il mio viaggio non sono responsabile per eventuali contrattempi legati al meteo.
Questo periodo sfavorevole per il turismo mi ha però permesso di avere ampi margini di trattativa su alloggi, trasporti e generi di prima necessità.
Un’altra anomalia che ho riscontrato rispetto alle informazioni raccolte tra il web e gli amici che hanno viaggiato in periodi diversi, sono state le ispezioni di sicurezza. Probabilmente a causa di questo momento di bassa affluenza tutti i controlli all’ingresso e all’uscita dal paese sono stati molto blandi.
Se non siete mai stati a Cuba, prima di addentrarvi ne le mie tappe vorrei parlarvi un po’ della storia di quest’isola, alcune curiosità che ci aiuteranno a comprendere quello che vi sto per raccontare. Vi consiglio quindi di leggere: Un po’ di storia e qualche curiosità riguardo Cuba.
Il viaggio
Iniziamo a parlare del viaggio vero e proprio.
Cuba è una grande isola, inizialmente speravo di riuscire a girarla tutta in 14 giorni, ma controllando il chilometraggio e le condizioni dei trasporti ho dovuto ricredermi ed effettuare un’attenta selezione riguardo le mie tappe.
Ho così optato per:
Il resto di Cuba è per me inesplorato, ma ci sarà un secondo episodio per completare l’esplorazione dell’isola.
L’Havana
Una volta atterrato a L’Havana incontro subito Giovanni, una persona che mi ha dato un grandissimo aiuto nel capire meglio come affrontare le varie situazioni che avrei incontrato durante il mio viaggio.
Il secondo giorno di permanenza ho avuto il piacere di potermi immergere con lui in un’area molto interessante a pochi minuti di bus dalla città. Se siete interessati a pianificare un viaggio e volete un valido supporto in loco scrivetemi perché posso mettervi in contatto con lui.
La prima impressione che ho avuto nel tragitto tra l’aeroporto e il centro città è stata davvero quella di vivere in una cartolina. Tutte queste auto degli anni ’50 rendono l’atmosfera unica.
C’è però un’altra faccia di questa medaglia che tutti sfoggiamo con orgoglio su Instagram… ho attraversato la maggior parte delle città cubane a piedi e L’Havana è sicuramente la più trafficata e la più inquinata! Questi pezzi di storia che sfrecciano tra il Malecón e i vicoli sono appunto la prima causa dell’inquinamento dell’aria della città. Se volete capirne la ragione vi rimando qui.
Per farvi capire cosa intendo, a L’Havana ho comprato un pacchetto di sigarette locali: Upmann. Ci tengo a precisare che sono un fumatore occasionale, ma durante il mio soggiorno ho fumato queste sigarette in tutta tranquillità senza patirne la robustezza. Al mio rientro ho portato con me un pacchetto per ricordo e una sera ho deciso di fumarne una con amici, dopo averla accesa ho dovuto spegnerla immediatamente a causa dell’intensissimo aroma. Cosa che non avevo notato durante il mio soggiorno cubano.
Parlando della città invece, sono tantissimi luoghi interessanti da visitare, non mi soffermo su tutti perché sono abbondantemente descritti dalle numerose guide di viaggio disponibili nelle librerie e online.
Per fare una veloce carrellata nei vari giorni ho visitato Il Campidoglio, Habana Vieja, il Museo del Rum Havana Club, La Floridita, il Castillo de San Salvador de la Punta, Paseo de Martì, il Museo della Rivoluzione, Finca Vigía e molti altri. Varrebbe la pena scrivere un articolo solo per L’Havana, ma per ora preferisco focalizzarmi sul viaggio.
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Dopo aver passato alcuni giorni a visitare le aree principali ed aver constatato di trovarmi in una situazione sicura, mi sono addentrato nei vicoli di L’Havana Vecchia (Habana Vieja).
Qui ho acquisito consapevolezza di quanto mi aveva insegnato il mio amico Giovanni: “Il cubano medio cercherà sempre di trarre un extra profitto dal tuo passaggio, sta a te saper gestire la situazione“. I primi giorni sono stati duri, affollati da piccole prove che mi hanno aiutato a far miei gli insegnamenti di Giovanni.
Passeggiando tra una piazzetta e un edificio puntellato, mi sono imbattuto in un bellissimo mercatino di prodotti locali. In questo mercatino mi sono avvicinato a un banchetto coperto da frutta tropicale. Rivolgendomi al ragazzo dietro al banco “Hai un mango?”, ma niente, mi risponde che non era stagione. Chiedo allora se fosse possibile avere una papaia e il venditore me ne sporge una dicendomi “1 CUC” (quando palesemente il cartello diceva 6CUP cioè 0,25CUC). Un’altra piccola esperienza entrava così nel mio bagaglio. Prima di pagare gli chiedo ancora “Come si mangia?“, con discreta pazienza cerca di spiegarmi gesticolando ma, nonostante il suo impegno ed essendo sprovvisto di un coltello poco dopo aggiungo: “Me la sbucci per piacere?“. A quel punto prende un vassoio, una lama di 30 centimetri e si mette all’opera. Finito il lavoro, prima che mi rendessi conto di cosa stesse facendo, travasa gli spicchi dal suo tagliere a una busta di plastica e me la sporge. Non ho fatto storie sul prezzo, pago volentieri quanto richiesto e dopo aver preso un po’ di coraggio mi metto a gustare il frutto in una piazzetta limitrofa.
In questo girovagare decido di dare un’aggiustata al mio taglio di capelli, e grazie al barbiere Sagitario riesco a capire come organizzare il mio viaggio a Cayo Largo ma prima di approdare su quell’isoletta dell’oceano Caraibico, tappa a Vinales.
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Vinales
Questa prima tappa al di fuori della capitale è stata una svolta per il mio viaggio e per me in generale.
L’esperienza vissuta a L’Havana Vecchia era servita da monito, ma prima che mi capitasse mi ero già affidato a una signora che gestiva alcuni appartamenti a L’Havana per organizzare questa parte del mio soggiorno.
Tutto ebbe inizio a metà mattinata del 26 Settembre, quando, salito sul Taxi Paticular che, dopo un lungo viaggio, mi avrebbe portato a Vinales mi capita un episodio particolare. Su questo Taxi sono entrato nel vivo di alcune realtà che mi avevano anticipato nei giorni precedenti.
Il Mercato nero
Cosa può centrare un Taxi col mercato nero? Partiamo dall’inizio.
Dovete sapere che la popolazione cubana al momento della mia visita comprende due grandi gruppi di persone:
- Politici, Militari e pochi altri privilegiati da un lato che possono garantirsi uno stile di vita sopra le righe
- Tutti gli altri che cercano di migliorare le proprie condizioni di vita in qualsiasi modo
Tra le persone che cercano di migliorare il proprio stile di vita troviamo una minoranza che parla qualche lingua straniera e la sfrutta per spillare soldi ai turisti. Molti altri invece lavorano negli esercizi commerciali statali e si impossessano dei prodotti di proprietà dello stato per rivenderli sotto banco. In questa seconda attività i più discreti sostituiscono i prodotti, sopratutto sigari e alcool, con altri di bassa qualità.
Si tratta quindi di un vero e proprio mercato parallelo dove si può comprare qualsiasi tipologia di prodotto a prezzi stracciati rispetto a quelli imposti dallo stato. Prima di vederlo con i miei occhi non riuscivo a concepirlo, mi sembrava qualcosa di troppo grande per essere credibile.
In realtà è un fenomeno molto più comune di quanto si possa pensare tant’è che il tassista mi ha svelato i suoi il suo modo di sfruttare questo sistema in tutta tranquillità.
Il mio racconto Momenti di panico può servire a farvi capire meglio cos’ho vissuto in prima persona su quel Taxi ma adesso torniamo a noi.
Alla scoperta di Vinales
Durante la prima giornata ho visitato questa piccola cittadina, la sua piazza centrale, il suo mercatino e il centro culturale dove alcuni locali si sono esibiti in una sessione Música campesina, una partita a scacchi e una veloce rissa per contendersi le attenzioni di una turista.
Il secondo giorno invece, senza che io chiedessi nulla, i proprietari di casa mi hanno prenotato un giro turistico delle fattorie dove viene lavorato il tabacco. In quell’occasione non ho insistito nel rifiutare il suggerimento, ma da questa esperienza ho comunque imparato molto.
Consigli:
- se capitate in zona, fate due passi nei paraggi, addentratevi un po’ nei boschi circostanti la cittadina e chiedete direttamente ai proprietari dei cavalli di organizzarvi un tour nelle piantagioni di tabacco, risparmierete parecchi soldi.
- per i più temerari invece, addentratevi nella Valle del Silenzio in cerca di Raymundo.
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Vinales studios
In pratica il tour guidato alla quale ho partecipato consisteva in una passeggiata di 4 chilometri immersi nel verde della natura locale.
La prima visita è stata molto curiosa, ci siamo siamo fermati in una piccola fattoria dove ci hanno offerto un sigaro che ci hanno pazientemente insegnato a fumarlo e sempre li ho assistito ad un breve corso sulla rollatura di questi famosi manufatti.
Continuando la passeggiata siamo arrivati in un insediamento dove diversi personaggi spiegano come viene prodotto il succo della canna da zucchero e me ne fanno sorseggiare un bicchiere. Sempre nello stesso insediamento mi illustrano le tecniche di lavorazione e di preparazione del caffè, mi propongono del Rum locale e un rarissimo tipo di miele prodotto da un’ape nera che vive nel sottosuolo.
La visita si concludeva in un lago che aveva un colore ruggine molto intenso. Li la guida mi invita a rinfrescarmi mentre si ferma a chiacchierare con degli amici. Guardo l’acqua per cinque minuti poi, seguendo un altro gruppo di ragazzi, prendo coraggio e mi tuffo.
Il tutto è stato molto interessante, ma palesemente costruito per i turisti, in ogni sua tappa.
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Facciamo due passi?
Finito il mio tour, la guida mi riaccompagna al centro del paese e ci salutiamo. A quel punto non mi sentivo soddisfatto ed ero di molto lontano dal mio ideale di passeggiata, avevo ancora voglia di esplorare meglio il territorio circostante.
Con aria rassegnata spendo circa due minuti tra le bancherelle del mercato cittadino e mi dico tra me e me: “Ma si, faccio ancora due passi!”. Apro i miei appunti di viaggio e noto che tra i punti di interesse ci sono un paio di grotte che sarebbe stato bello visitare.
Inizio così il mio cammino verso San Vincente in cerca della Cueva del Indio. Dopo circa 3 chilometri incontro un banchetto pieno di frutta esotica dove contratto una degustazione di frutta come solo un commerciante Egiziano saprebbe fare.
Finita la mia scorpacciata mi rifornisco d’acqua e infilo ancora due frutti nello zaino mentre chiedo al contadino indicazioni verso la mia destinazione. Non so se effettivamente non avesse idea di dove fosse la grotta o se avendo trattato i prezzi come un disperato mi abbia dato apposta delle indicazioni sbagliate, fatto sta che dopo altri 3 chilometri di camminata mi sono reso conto di aver camminato nella direzione opposta e di trovarmi nel bel mezzo del nulla…
Mi guardo un po’ intorno e infondo al rettilineo che stavo percorrendo vedo un cartello “Mirador 3 Valle”. Perso per perso, decido di imboccare quel sentiero per arrivare almeno al punto panoramico.
Lungo questo cammino incontro un personaggio molto interessante che consiglio a tutti di andare a trovare. Ho deciso appunto di parlare di lui separatamente: il Professor Raymundo!
Conclusa questa piacevole esperienza allungo ancora il mio cammino verso la Cueva de San Miguel e finalmente all’imbrunire, con circa 23 chilometri di passeggiata nelle gambe rientro presso la mia dimora.
Cayo Largo
La mia esperienza cubana è stata organizzata con molta leggerezza, non ho prenotato hotel, trasporti o e null’altro oltre a biglietto aereo di andata e quello di ritorno.
Cayo Largo è stata l’unica eccezione…
Durante i primi tre giorni a l’Havana mi sono adoperato per prenotare il soggiorno tramite agenzia. Diversamente in quel momento non sarebbe stato possibile raggiungere l’isola. Ho volato con un piccolo bi-elica dalla capitale all’isoletta e per soggiornare 3 notti in villaggio. L’agenzia Havana Tour si è occupata di tutto: trasporto da L’Havana all’aeroporto di Playa Baracoa , volo, trasferimento fino al villaggio, pernotto “All-Inclusive” e rientro.
Si vola!
Il volo di per sé è stato un’avventura…
La guida che mi è stata assegnata mentre attendevo l’imbarco ha cercato di allietare l’attesa sfoggiando la sua padronanza delle lingue. Mi ha detto di parlare italiano, russo, inglese, francese, tedesco ma in 10 minuti di conversazione mi ha sempre parlato in spagnolo. La stessa guida sentendo parlare Russo ha iniziato un lungo monologo in lingua con una coppia di ragazzi Siberiani. Loro, entrambi estremamente educati alla fine del discorso le hanno chiesto se poteva ripetere in inglese perché non avevano capito di cosa stesse parlando. LOL!
Nel frattempo il nostro Antonov AN-26 viene posizionato sulla pista e ci avviciniamo per essere imbarcati. La solita guida, vedendomi scrutare in dettaglio la fusoliera e i motori dell’aereo mi guarda e mi dice: “Tranquillo, ne è caduto uno la settimana scorsa e sono morti tutti sul colpo, è improbabile che ne cada un altro!”. Vi lascio immaginare quanto possa aver viaggiato tranquillo.
Comunque dopo questi momenti divertenti alternati ad un po’ di inquietudine, arriviamo a destino.
Fuori dall’aeroporto, navetta in direzione Hotel Pelicano e proprio qui è ambientato il mio racconto Prigioniero.
A parte questa piccola (dis)avventura che nel complesso è stata divertente, mi sono goduto alla grande Playa Paraiso, Playa Sirena e le spiagge limitrofe l’hotel. Una delle sensazioni più suggestive che ricordo volentieri di questo luogo è stata quella di passeggiare lungo spiaggia dopo cena con i piedi immersi in quel mare caraibico bollente e gli occhi al cielo rimirando fantastici tramonti cosparsi di nuvolette rosse.
Un paesaggio degno delle serie di Monkey Island.
Matanza
Lungo il mio tragitto ho deciso di evitare Varadero a causa delle troppe opinioni contrastanti, ho optato quindi per una veloce tappa intermedia a Matanza. Mi sono fermato qui, su consiglio del mio amico Giovanni per poter fare un’immersione, ma allo stesso tempo ne ho approfittato per visitare la parte sud-est del golfo dell’omonima città.
Matanza, considerata la Venezia Cubana, è una piccola cittadina non molto turistica ma che consiglio di visitare per le tracce lasciate dalla storia coloniale di queste zone.
Un altro punto positivo è stata la casa dove ho soggiornato: Villa Mar. Di certo la migliore tra tutte le case particolari che mi hanno ospitato.
Infine, essendo qui in tutta tranquillità, ho approfittato delle maestranze locali per farmi riparare le scarpe che iniziavano ad accusare i chilometri camminati nei giorni passati.
Il mattino successivo mi sveglio prima dell’alba, colazione, preparo il mio bagaglio e riparto in direzione Puerto Escondido per la mia seconda immersione.
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Puerto Escondido
Questa località era a me sconosciuta finché non ci sono capitato per la mia seconda immersione di questo viaggio.
Si tratta di una piccola area, una volta ricca di campeggi, ma ormai abbandonata dopo il passaggio di un devastante uragano. Oggi è quasi del tutto abbandonata e porta i segni del suo passato turistico.
Lungo la strada che abbiamo percorso per arrivare fin qui, ad un certo punto nel mezzo di un lungo rettilineo noto tutti quanti rallentare subito prima di imboccare un viadotto. Al che, la domanda spontanea alla mia guida: “Perché rallentiamo?”. “Questo è il ponte più alto di Cuba!” mi rispose. Li iniziai a notare il manto stradale imbarcato, l’esilità della struttura ed i controlli di polizia all’ingresso e all’uscita del ponte.
Superato questo brivido, dopo pochi minuti abbandoniamo la strada principale per raggiungere la costa. L’atmosfera non era delle più serene. Il paesaggio totalmente desolato. La strada percorreva piccoli villaggi abbandonati ed alcuni grossi impianti di depurazione. A contorno di questa ambientazione apocalittica volteggiavano su di noi gli avvoltoio dal capo rosso (Aura tiñosa). Una specie a quanto pare diffusa sull’isola, ma ho avuto il piacere di osservare i suoi imponenti volteggi aerei solo qui.
Sopravvissuti anche a questo arriviamo all’ultimo villaggio dove parcheggiamo e ci prepariamo per l’immersione.
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L’immersione
Muta, jacket, piombi, un po’ di gradini con le pinne e la maschera in mano e via.
Grazie anche alla devastazione che circonda quest’area, è possibile fare immersioni a piccole profondità e in acque calde, limpide e piene di vita marina.
Ci sono letti di corallo, fondali sabbiosi e numerosissimi pesci tropicali. La mia immersione è stata un po’ sfortunata a causa delle forti correnti sottomarine. Il mare presentava parecchia sospensione e abbiamo passato la maggior parte del tempo a sguazzare sul fondo vicino alle rocce più imponenti per evitare le correnti che scorrevano sopra di noi.
Nonostante le condizioni sfavorevoli ho un bel ricordo di questa immersione. Ho ammirato un’enorme varietà di coralli, dei colori e delle forme più svariate. Per la prima volta ho visto una Scleractinia, un corallo che ricorda, nella sua forma, un cervello. Pesci palla e il pesce chirurgo blu (Acanthurus coeruleus), un abitante abituale delle barriere coralline, e moltissime altre specie.
Allo scoccare del 45′ di immersione avviso la guida riguardo lo stato della mia riserva d’aria e iniziamo il rientro.
Qui a lato trovate un breve video che ho montato subito dopo l’immersione.
Rientrati verso la macchina, mi asciugo velocemente impacchetto la mia attrezzatura e mi faccio accompagnare fino alla stazione dei bus Viazul di Matanza. A quel punto un certo languorino iniziava a pervadermi decido così di pranzare prima di ripartire. Un ottimo panino con una suola di scarpa e un chiosco di gelati mono-gusto mi attendevano!
Cienfuegos
La mia successiva tappa è stata appunto Cienfuegos. Un salto nel futuro!
Vorrei raccontarvi prima un paio di aneddoti vissuti durante il lungo viaggio da Matanzas a Cienfuegos.
Il viaggio è stato molto piacevole. Sul pullman ho iniziato una bella chiacchierata con una coppia di Cileni ed un Messicano. Sentirli parlare tra di loro è stato molto divertente. Ogni parola era un elogio verso la propria nazione, mi ricordarono molto i discorsi che, anche noi italiani, facciamo per esaltare le nostre terre rispetto alle nazioni limitrofe e viceversa. Noi abbiamo la tequila, noi il vino e le montagne e via dicendo. Ho ascoltato molto volentieri questo pavoneggiarsi, è stata per me un’ottima occasione per imparare molto sulle culture dei paesi del Sud-America. Il messicano in particolare era un esperto subacqueo e in generale un giramondo e nel complesso mi hanno dato numerosi spunti per i prossimi viaggi.
In tutto questo confrontarsi, il mio nuovo amico Messicano, prima di abbandonarci a Playa Girón ha tirato fuori una chicca che ha messo tutti d’accordo. Guardandomi mi dice:
“Fin’ora ti abbiamo raccontato molto delle nostre culture, però devi sapere ancora una cosa del Sud-America. Siamo tutti grandi popoli con un grande passato. Peruviani ed Ecuadoregni discendono dagli Inca. Noi Messicani discendiamo dai Maya e dagli Aztechi. I Brasiliani discendono da una miriade di altre popolazioni. Tra tutti, i migliori sono gli Argentini… loro discendono dalle montagne!”
Ahahahah!
Sempre grazie a lui, parlando delle sue tappe, scopro l’esistenza di Playa Girón, una meta che purtroppo non sono riuscito ad inserire nel mio viaggio ma che mi ha vivamente consigliato per le immersioni.
Una volta perso il Messicano tutte le discussioni si sono un po’ affievolite e ne ho approfittato per riposarmi un po’.
Torniamo ora a parlare di questa tappa.
Vi dicevo poco fa che mi è sembrato di fare un salto nel futuro, in realtà questa città è di origine coloniale ma si presenta molto diversa da tutti gli altri luoghi che ho visitato. Fondata agli inizi del 1800, la maggior parte degli edifici appartengano al XIX secolo ed è una città estremamente moderna.
Il centro storico è stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO per il suo valore storico e culturale. Ho apprezzato la mia passeggiata serale tra il Parque José Martí, l’Arco de Triunfo, il Palacio Ferrer, l’imponente Teatro Tomás Terry e la lunga camminata che, tramite il Paseo El Prado, mi ha portato sul lungomare/golfo.
Giunta l’ora di cena, mentre cerco un ristorantino al di fuori del centro vado in contro a una delle mie solite (dis)avventure: “Ospiti a cena“.
Il mattino successivo, sveglia presto, un piccolo giro di ricognizione per la città e in marcia in direzione Trinidad.
Trinidad
Sono giunto qui da Cienfuegos sempre sfruttando il servizio di bus Viazul.
Sicuramente questa è stata la mia tappa più sfortunata. Mi ero prefissato un giorno e mezzo qui:
- la prima mezza giornata a Playa Ancon per la mia terza immersione
- il pomeriggio in spiaggia vicino al luogo dell’immersione
- la sera presso la casa della musica
- il mattino successivo al Gran Parque natural Topes de Collantes per visitare il Salto del Caburní o le cascate El Nicho
Appena sceso dal pullman però mi accorgo subito che i miei piani sarebbero stati stravolti. Corro per la città in cerca di alloggio che trovo in pochi minuti a un ottimo prezzo. Nel tempo che impiego a posare lo zaino e preparare muta ed erogatori, si abbatte sulla città un lungo nubifragio.
Non demordo, indosso la mia mantellina, lo zaino e mi fiondo fuori in cerca di un Taxi per raggiungere Playa Ancon.
Nel tragitto dalla casa, alla piazza centrale, le persone che incontro iniziano a sfilarsi le scarpe e a camminare a piedi nudi sui ciottoli della strada. Non ho avuto il tempo di capire cosa stesse succedendo quando sono stato travolto da un fiume d’acqua che scendendo dalle colline circostanti ha trasformato in pochi secondi le strade della città in dei canali carichi d’acqua.
Con l’acqua fino alle ginocchia e fradicio come mai prima, non demordo e salgo sul primo Taxi. Sapevo che non avrei potuto immergermi con quelle condizioni, ma non sapevo esattamente quanto distasse Playa Ancon da Trinidad, così ho deciso di tentare lo stesso di raggiungere il diving.
Il luogo d’immersione non si trovava così distante dalla città e anche li le condizioni del cielo e del mare erano pessime. Non mi è stato quindi possibile immergermi. Nella sfortuna, sono stato fortunato a trovare un Taxista che, capendo la situazione, mi ha portato a visitare le spiagge limitrofe e mi ha riportato in città senza farmi pagare due corse.
Purtroppo sempre a causa del maltempo, anche le cascate erano diventate pericolose non mi è stato possibile visitarle.
Decido così di rientrare a casa per mettere via la mia attrezzatura da sub e sistemarmi un po’. Inizio qui il mio tour della città.
Se ci siete già stati concorderete con me, oppure se avete intenzione di visitarla in futuro, vi consiglio di emulare la mia passeggiata. Il centro di Trinidad è piccolo ma ricco di scorci suggestivi. Costruita dai baroni dello zucchero nel 1500 non ha subito grandi trasformazioni nel tempo.
Le principali attrazioni che sono riuscito a visitare in questa giornata sono state la Plaza Mayor, il Museo Historico. Nel resto del mio tempo mi sono affacciato in un piccolo negozio di sigari per ripararmi dalla pioggia, per continuare a scattare qualche foto in giro per il centro.
Alla fine della mia giornata cerco un ristorante dove poter mangiare un po’ di aragosta e poi concludo la mia serata alla Casa della Musica.
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La conclusione delle mie sfortune in questa città è stata il mattino seguente, quando a causa del Mojito bevuto la sera prima a la Casa della Musica, ho iniziato ad accusare gravi problemi di salute.
Nonostante la sorte avversa decido di raggiungere la mia ultima tappa, così salto sul primo pullman per Santa Clara.
Santa Clara
Questa visita è stata un azzardo. Il pullman faceva capolinea nella periferia della città. Terminata la corsa quindi consulto la mappa dove avevo annotato alcuni punti di interesse, tra questi il Mausoleo del Che era quello più vicino.
Salto sul primo carro nei paraggi e mi faccio portare fin li, pensando che sicuramente ci sarebbe stata una Toilette pubblica in buone condizioni. E così fu! 🙂
Una volta ricomposto, mi affaccio per vedere se fosse possibile visitare l’interno ma un militare mi ferma facendomi notare che con lo zaino non sarei potuto entrare. Mi limito quindi a circumnavigare il monumento e ritorno sulla strada fermando un altro carro, direzione: “Fai tu, in centro…”.
Credo che la sua destinazione fosse quindi il Parque Leoncio Vidal, ma durante la corsa ci ritroviamo imbottigliati nel traffico, così busso sulla spalla del cocchiere per pagarlo e, dopo aver saldato, salto giù al volo.
Per pura combinazione imbocco un paio di vicoli molto stretti, dove auto e carrozze non potevano passare e pochi metri dopo il suono di un’orchestra risuona nelle mie orecchie. Mi affaccio su una porticina che dava sul retro di un teatro e mi siedo in quarta fila ad ascoltare quella rilassante sinfonia. Ho cercato di ricostruire dove mi trovassi perché sul momento non mi sono messo a pacioccare sul telefono per segnare la posizione. A stima credo che fosse il retro dell’auditorium dell’emittente radiofonica locale CMHW.
Dopo questa breve ricarica spirituale, mi incammino verso il centro che si trovava ormai molto vicino. Una breve passeggiata intorno al parco e poi direzione Toma del Tren Blindado.
Mi guardo ancora un po’ intorno, ma non trovando molto di interessante mi incammino verso il capolinea dei bus.
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Si rientra
Giunto al capolinea cerco di acquistare un biglietto, ma no era possibile fino a poco prima dell’arrivo del bus. Mentre il mio stato di salute si aggravava, inizio la mia perlustrazione in cerca di una farmacia. La trovo ma tutte le persone in coda, incuriosite dalla mia presenza mi spiegano che avrei dovuto avere una prescrizione medica e che le medicine sarebbero state da prenotare. Anche la farmacista che aveva inteso, mi suggerisce di cercare una farmacia internazionale.
Torno alla stazione dei bus guardo l’orario, chiedo se ci fosse un pullman prima di quello che mi era stato assegnato e faccio un breve conto. Avrei resistito ancora 18.000 secondi? Disdico il biglietto e deciso più che mai inizio a puntare tutti i tassisti: “Ti do 15 CUC per andare subito a L’Havana”. Al quarto tentativo un si, a patto di condividere la vettura con altre due persone. Aggiudicato!
Tre ore dopo stavo comprando un rimedio a caso alla Farmacia Internazionale presente dentro l’Hospital Gineco-Obstétrico América Arias a l’Havana. Ingoio le mie pillole e cerco una dimora per la notte. Distrutto dalle corse della giornata, cena leggera, un saluto al mio amico Giovanni e a letto presto, sperando di essere in forma per il viaggio di rientro del giorno successivo.
Le mie speranze sono state vane e, una volta in Italia, ho dovuto ricorrere a settimane di cure antibiotiche prima di tornare in forma.
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Spinto comunque dalla consapevolezza che probabilmente non sarei più tornato qui, al mattino fermo il primo taxi e gli offro 15 CUC fare un veloce tour intorno alla città, per portarmi al Museo Hemingway, noto come Finca Vigia, e concludere all’aeroporto internazionale.
Il tassista, sconsolato per la magra retribuzione, è stato comunque estremamente gentile. Mi ha custodito il bagaglio mentre visitavo il museo e mi ha raccontato un po’ di se e del suo punto di vista riguardo il suo paese. Finita quest’ultima esperienza, in aeroporto, scarico il mio zaino e pago i 15 CUC dovuti. Il grosso omone mi ringrazia a testa bassa e torna alla guida della sua minuscola Lada-Vaz Žiguli. Colto da un senso di gratitudine, torno indietro verso il finestrino dove sporgeva la sua spalla e gli allungo altri 25 CUC. Lo ringrazio di nuovo per la sua gentilezza, mi ringrazia a sua volta e mi saluta col sorriso fino alle orecchie.
È stato un bel modo per salutare l’Isola.
Suggerimenti
Se avete letto tutto il racconto con attenzione alcuni di questi suggerimenti saranno superflui, comunque preferisco rimarcarli:
- Ho evitato Varadero perché sconsigliato da molti in quanto estremamente studiato appositamente per i turisti. Alcuni mesi dopo il mio rientro una coppia di amici che invece aveva trascorso tutta la vacanza a Varadero hanno confermato il mio sospetto. Mi hanno detto di essersi sentiti in prigione oltre ad essere state vittime di una grave intossicazione alimentare a causa del cibo pessimamente conservato
- Consiglio Playa Ancon, una lunga lingua di sabbia bianca vicina a Trinidad. Qui sorge uno dei primi villaggi turistici costruiti dopo la rivoluzione del 1959
- Prossima visita l’Est, la maggior parte delle persone mi ha sconsigliato di visitare l’Est. Tutti sostengono che non sia interessante per un turista. Avendo però trovato l’Ovest e il Centro eccessivamente costruiti intorno al turismo, se dovessi ricapitare qui mi dedicherei alla scoperta di quelle terre
- Immersioni, per questo argomento vi rimando all’articolo dedicato: Subacquea a Cuba
Racconti
Se non avete letto tutti i racconti collegati a questa esperienza qui trovate l’elenco. Vi consiglio di leggerli perchè alcuni sono divertenti oltre che istruttivi.
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Se dopo tutto queste parole volete partire anche voi, non potete perdere la mia Guida di viaggio per Cuba!